Che c’entrano giochi e matematica con il crimine? Moltissimo, come ci dimostra l’amico Mariano Tomatis nel suo ultimo libro “Numeri assassini” (Kowalksi).
Nel racconto fluido e scorrevolissimo di come il profiling dei serial killer si serva della metrica delle scacchiere e della retronalisi, di come le macchie di sangue seguano traiettorie descrivibili con equazioni precise o di come i gli assassini seriali colpiscano in stretta correlazione geografica con il luogo della propria abitazione, Mariano riesce a raccontarci tutto questo e molto di più. Per ogni argomento affrontato sono decine le citazioni, gli aneddoti più disparati, i riferimenti alla letteratura e al cinema giallo, oltre che a reali fatti di cronaca… Talmente tanti e curiosi che per chiunque si interessi di questi argomenti, come il sottoscritto, la lettura del libro (nonostante tutto sommato si parli pur sempre di crimine) rappresenta un vero e proprio piacere intellettuale.
Del resto, questo è vero un po’ per tutti i libri di Mariano. Mosso da una curiosità incontenibile e da una pazienza e una tenacia indiscutibili (basta solo a dimostrarlo la sua pluriennale e instancabile ricerca su Rennes-le-Chateau), riesce ad affrontare e digerire le tematiche più impegnative e a riproporle a tutti in maniera chiara ed esauriente. E soprattutto non riposa mai sugli allori! Proprio mentre esce questo suo nuovo libro, per dire, Mariano è già felice di annunciare la ricostruzione (e risoluzione!) del “Laberinto di Andrea Ghisi” del 1607, il primo “ipertesto” della storia rimasto per secoli senza spiegazione.
Iniziate a sfogliare Numeri assassini e all’improvviso trovate un argomento che vi colpisce: senza rendervene conto, sono già passate due ore e avete quasi finito il libro. A me è successo proprio così, quando ho trovato l’interessante teoria della “centografia” applicata da uno scienziato forense, Stuart Kind, per identificare la città di provenienza dello Squartatore dello Yorkshire. Kind ci azzeccò in pieno, anche se la conferma della sua scoperta arrivò solo dopo l’arresto dell’assassino. Da qui si passa all’applicazione dello stesso metodo alle note vicende del Mostro di Firenze, per poi scoprire come l’idea di Kind è ormai divenuta un software usato dalla Polizia di tutto il mondo. E il capitolo finisce con Mariano che ricostruisce un software simile e lo testa per vedere… se è in grado di prevedere la zona in cui si trovava il suo ufficio basandosi solo sulle coordinate dei dieci posti più frequentati per le pause pranzo: funziona alla perfezione. E non è che l’inizio del libro.
Tuffatevi anche voi, non ve ne pentirete.