Non sarete mica superstizioni, vero? Se frequentate questo blog forse è una domanda inutile…
Per “festeggiare” degnamente una giornata con una delle più reputazioni peggiori (oltre che ingiustificate) pubblico un mio vecchio articoli che ho scritto una quindicina di anni fa per Il Giorno.
E’ una raccolta di superstizioni e quelle che sono le loro radici con la realtà. Ne conoscete altre?
Occhio al malocchio!
Sembra che a proposito della superstizione Benedetto Croce dicesse: “Non è vero ma prendo le mie precauzioni”. Anche ammesso che la battuta sia stata falsamente attribuita al filosofo esiste sull’argomento una fiorente aneddotica.
Famose sono diventate le corna dell’ex-Presidente della Repubblica Giovanni Leone in visita all’Ospedale Cutugno di Napoli, durante un’epidemia di colera. Non da meno il suo omonimo d’oltreoceano Ronald Reagan che, durante il mandato presidenziale, decideva addirittura gli appuntamenti ufficiali solo dopo aver consultato un’astrologa di fiducia; una volta lasciata la Casa Bianca per la pensione, poi, arrivò a pretendere che il numero civico del suo nuovo indirizzo fosse cambiato da 666 (il “numero del diavolo”) a 668. Anche la regina Elisabetta, nel 1965, diede prova di essere superstiziosa quando, dovendo far visita a Duirburg nell’ex Germania dell’Est, richiese che il numero della pensilina a cui il treno sarebbe dovuto arrivare fosse cambiato da 13 in 12A.
Il dizionario definisce la superstizione una “credenza determinata dall’ignoranza e dalla suggestione per cui si tende ad attribuire a cause occulte o soprannaturali avvenimenti che possono essere spiegati con cause naturali”. Se risaliamo all’origine delle singole superstizioni non possiamo non renderci conto di quanto sia stolto temerle. Prendiamo per esempio il numero 17, a cosa è dovuta una fama tanto funesta al punto che questo numero, insieme al 13, è abitualmente escluso nella numerazione dei posti sugli aerei e delle stanze negli alberghi? Diciassette in cifre romane si scrive XVII che anagrammate fanno VI-XI, cioé vissi, in latino.
Ma vi pare serio? Rovesciare sale, poi, sarebbe di cattivo auspicio perché un tempo i vincitori spargevano sale sul territorio dei vinti. Ma andiamo! Siamo nel 2000, dobbiamo ribellarci a queste forme di ignoranza. Come? Consiglio questa ricetta: dopo aver attraversato la strada ad un gatto nero ed essere passati sotto una scala, richiediamo in albergo la stanza numero 13 e una volta dentro mettiamo il cappello sul letto ed apriamo l’ombrello; è chiaro che una volta scesi al ristorante faremo volontariamente cadere del sale sul tavolo e ci appresteremo ad andare a teatro con un fazzoletto viola al taschino.
Io lo faccio ogni volta che mi è possibile e mi diverto come un matto a guardare la faccia degli altri. Fatelo anche voi, vi accorgerete che non c’è proprio nulla da temere in queste cose: qualche tempo fa una signora di Poggibonsi, per evitare gli influssi maligni di un gatto nero che stava attraversando la strada, ha scaramanticamente “inchiodato” la sua vettura. Risultato: due veicoli che la seguivano non hanno fatto in tempo a frenare e si è avuto un tamponamento a catena. Quasi superfluo dire che se l’incauta autista avesse evitato di frenare alla vista del felino di passaggio, non si sarebbe verificato nessun incidente.
Qualcuno diceva che essere superstiziosi porta male. Secondo me, essere superstizioni porta solo a comportarsi da sciocchi.
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bellissimo……