Edizioni
Piemme, 2008. 546 pag. brossura, €20,00 |
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Un gioco infame
La banda della Uno bianca
Ventiquattro omicidi. Centodue feriti. La cruda contabilità della Uno bianca è quella di una strage. Novantuno rapine. Anche per pochi spiccioli, per massacrare benzinai, zingari, extracomunitari, carabinieri, impiegati, semplici testimoni. Un eccidio pianificato. Una violenza bestiale per un rebus che pare senza soluzione.
Perché ci stanno parecchie cose dentro a una Uno bianca: armi, fortuna, un mondo intero che crolla travolto da un ciclone chiamato Tangentopoli, la sirena assordante dell’allarme sociale. Ma specialmente, dentro a quella Uno bianca, ci sono il Corto e il Lungo. Complementari per carattere. Il Lungo spara senza emozione. Il Corto spara per educare. Dice: «Tutti devono avere paura della Uno bianca». Il Lungo scavalca i banconi delle banche per mestiere. Il Corto per sfida. Insieme si sentono invincibili. Protetti dalle armi, dalla precisione di tiro, dall’accuratezza dei sopralluoghi, dall’assenza di scrupoli. E forse da qualcos’altro. Da qualcun altro. Ma da chi, e per quale disegno?
Mentre la striscia di sangue si allunga, e un’inchiesta lunga sette anni non si schioda dal “nulla di fatto”, due investigatori di provincia, l’ispettore Baglioni e il vice sovrintendente Costanza, chiedono il permesso di continuare indagini autonome. Comprano un computer con i propri soldi, iniziano ricerche, controlli, appostamenti. Le indagini ufficiali insistono sulla malavita locale o quella catanese d’importazione, ma Baglioni e Costanza hanno un’altra idea.
Saranno loro due a squarciare il buio.
Questa è una storia vera. Anche se sarebbe bello pensare altrimenti. Tutti gli episodi narrati si sono verificati realmente. Ogni dialogo, ogni ricostruzione si basa su atti, verbali, resoconti, ricordi. E' successo. Qui. Da noi. In questo Paese. Anche se sarebbe consolante illudersi che non ci riguarda.
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